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Nov 23, 2009 - Senza categoria    No Comments

L’isola delle parole

 

“Sapete perchè il deserto avanza?

Perché gli uomini non chiamano più le cose e l’erba, l’ananas, le capre a furia di non essere più chiamate sono diventate tristi, magre e poi esse sono morte” (E. Orsenna, La grammaire est une chanson douce)

E’ quanto racconta Mounsieur Hanry alla piccola Jane approdata alla piccola isola dove abitano , meglio, si rifugiano le parole.

Chiamare le  cose, esseri viventi o meno, significa farle vivere.

Lo racconta anche la Bibbia quando all’origine del Genesi dice che Adamo dava un nome ad ogni essere che passava sotto i suoi occhi e cosi le appartenevano.

Amo pensare che il soffio che Dio stesso emano’ verso Adamo non  si sia trattato di un soffio d’aria vuoto ma del suo nome nell’atto di pronunciarsi come dire: Dio soffio’ il nome – Adamo e Adamo comincio’ a vivere.

Del resto non si dice nell’inizio del Vangelo di San Giovanni all’inizio era il Verbo?

Che l’essenza stessa della  poesia (poiein: fare) non sia altro  che far vivere delle cose nell’atto di pronunciarle?

Che bello che la storia della letteratura italiana cominci sempre con il “Laudato sii mi Signore” di san Francesco semplice  ed evocatrice lista di essere viventi e non soprattutto non.

“Fratello sole e sorella luna” da lontani e abissali astri celesti diventano parte della nostra vita, Vita stessa che parla. Che il silenzio degli asceti  faccia morire delle parole e quindi delle cose forse è un sospetto azzardato e tuttavia altrettanto lanciante quanto quello delle troppe parole.

“Tutto il mondo ripete Ti amo Occorre fare attenzione alle parole. Non ripeterle ad ogni occasione. Nè impiegarle a destre a  manca, le une per le altre, raccontando menzogne. Altrimenti le parole si consumano? E a volte è troppo tardi per salvarle”.(E. Orsenna)

 E’ un po’ anche la sintesi e il senso del bellissimo film di Woody Allen.”Tutto il mondo dice I love You”

Dare un nome alle cose, chiamarle per nome significa farle vivere ed anche noi infondo viviamo quando chiamiamo le cose.

La mamma esiste perchè c’e un bambino che la chiama cosi’ Un bambino esiste perchè 2 corpi si sono detti Ti amo.

Sara anche per questo che oggi non nascono più tanti bambini?

La prima cosa che insegnero’ a mio figlio non sarà una regola di comportamento o come dire “merci” a chi ti porge una cosa o “buongiorno” all’ospite di casa, o “per favore” quando chiedere qualcosa . Ho pura che per pensare al galateo civile degli uomini e per attirare il loro sorriso compiaciuto  non ponga attenzione alle cose e cosi le uccida quotidianamente.

 Comincero, invece, ad indicargli  tutti i pagliaccetti che gli abbiamo appeso nella sua stanza colorata e lo invitero’ a dare un nome a ciascuno di loro perché cosi’ d’un tratto comicino a esistere

Vivranno i pagliacci e poi i brilleranno le stelline sul soffitto e poi dondolerà l’altalena, e poi si apriranno i cassettini colorati,  poi si stenderà la tenda, voleranno le farfalle sul muro, poi si accenderanno le luci e infine il pavimento diventerà il suo tappeto e la terra stessa la guancia del suo bacio.

Ti aspettavamo… Salvatore …delle cose che parlano.

 

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