Apr 3, 2024 - Senza categoria    No Comments

Ogni lunedì martedì e sabato di pasqua

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Quando nasce una comunità ? C’ è una data anagrafica per un intero paese ?
Amo pensare che Carovigno nasce in 3 giorni all’anno: Lunedi, Martedi e Sabato di Pasqua. Nasce in cerchio tutti stretti stretti. Nasce a ritmo di danza con bandiere multicolore lanciate nel cielo, in alto.
Come in una specie di mito fondatore, Carovigno nasce in un rituale sacro e profano dove Madonna, santi, autorità civili e religiose in gruppi o da soli si partecipa alla battitura della Nzegna. Tutti li’ uniti Cielo e terra, ognuno unico nella sua presenza assoluta e nascente come immerso nel liquido amniotico di quei colori, di quei suoni, di quella danza, di quello sventolio.
In quei 3 giorni di folklore, passione e benedizioni nasce ogni anno Carovigno. Mai come in quel momento ci sentiamo non più individui isolati ma persone che appartengono ad una comunità; parte di un popolo. Perfino chi è lontano da questo perimetro ancestrale, ovunque si trovi, si ferma qualche minuto sotto mezzogiorno per fare memoria, per rendere omaggio ad una storia, per ritrovarsi e rinascere insieme.
Nel tempo delle connessioni virtuali su device elettronici, c’è un paese che si incontra e si stringe le mani. Affrancati dai selfie da pose con filtro, si riabbracciano amici e parenti ritrovati, guancia con guancia per sentirsi pelle. In un mondo sempre più globalizzato si resta in piedi, in un lembo di terra, ancorati come radici di alberi.

“Un paese ci vuole fosse anche per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante , nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” scriveva Cesare Pavese

Ogni Lunedì, Martedì e Sabato di Pasqua a Carovigno una popolazione assiepata ascolta il racconto della sua storia mentre due bandiere, dopo aver solcato lembi di cielo, scendono giù veloci a propiziare il nostro suolo.
Ogni Lunedì, Martedì e Sabato di Pasqua un ottavino acuto e melodioso ci entra nelle orecchie, una grancassa dal timbro secco e profondo ci attraversa lo stomaco, un rullante ed un tamburello a ritmo di marcia incalzante ci fanno battere i piedi; Il cuore comincia a pulsare, sangue irrora membra e fa sentire brividi sulla pelle, anche il respiro si ferma, lo sguardo è ovunque.

In quei pochi minuti, brevi istanti di tempo ma eterni nella comune memoria, un paese sta nascendo.
Ancora una volta.

Mar 27, 2024 - Senza categoria    No Comments

Luci dal basso!

Insieme Top
La Deposizione del Rosso Fiorentino!
La luce che si dirama come da un proiettore è in basso. Solo in basso. Abbaglia le vesti dell’inconsolabile Giovanni, scivola sulla veste di Maria Maddalena, arriva al corpo di una delle donne che stanno lì a reggere l’affranta Maria. L’Addolorata. Si inerpica infine sulla figura sulle scale di sinistra.
In alto invece c’è ombra, penombra, semioscurità. Le vesti gonfiate e barba al vento dei soccorritori fanno presagire una tempesta in corso che non è solo meteorologica! Le figure tutte in bilico, tra scale insicure e il peso di un corpo da staccare dalla croce, sembrano anch’esse precipitare giù . Tutti nello stesso baratro. Tutti al limite dalla voragine, del vuoto e del non senso. Prossimi al precipizio dell’assurdo. Trascinati nell’ angoscia del grande Nulla.
Gli occhi dei soccorritori sono occhi sparati in pieno dramma, occhi disperati e paralizzati. Occhi di terrore. Occhi di orrore! Non è più vero niente. Il bene non esiste e quando si intravede è inutile, vano. L’unica cosa reale ora è solo questo cadavere. Ha già il colore verde ceruleo quasi di inizio putrefazione. Con la sua carcassa esanime sta cadendo tutto giù. La messa è finita. I grandi discorsi su laghi e montagne ora appaiono vane chimere . La Buona Novella si è resa Muta Novella. I miracoli fatti prima e a tanti, ora che servivano veramente non hanno funzionato. Dio non ha risposto alle domande degli uomini. Una poi è rimasta crudelmente lì appesa “ perché mi hai abbandonato?” Niente. Nulla. Vuoto. Silenzio. Non c’è più nessun Dio “che ci può salvare”!
“Noi speravamo che fosse lui” diranno qualche giorno dopo i discepoli di Emmaus. Ma ora di fatto è morto e con lui anche le migliori attese . Cala il sipario su una promessa di luce ancora una volta smentita perché tanto vincono le tenebre. Come sempre!
Giovanni, a ragione, si mette le mani in faccia tra disperazione, incredulità e dolore. Maria la mamma ha lo stesso colore verde ceruleo del figlio. Sembra una zombie, morta che cammina. Retta a stento da altre donne, statue tragiche e paralizzate pure loro .
E poi! Ad un certo punto del dipinto…quella figura! Lì in basso. Al centro.
Una silhouette di donna dall’abito rosso vermiglio, finissimo ed elegantissimo. Un profilo delicato e lucente, allungato come elastico, attraversa il quadro da parte a parte e illuminando col suo riflesso le singole figure ne collega i dolori e così li unisce nello stesso grido. La linea della donna è di fatto un punto interrogativo messo in obbliquo; sta lì come una domanda. Una bellissima domanda!
Maria Maddalena ha i capelli di un biondo improbabile per l’epoca dei fatti e con un’ acconciatura by hair stylisit, sembra pronta più per uno shooting che per un funerale. Con un dress code ben studiato si prepara addirittura per andare ad una festa. Libera dal formale galateo delle buone maniere, se ne infischia del codice che il dramma sociale impone. A dispetto dello sfregio del dolore, cura invece viso e corpo e con un azzardato nude look vola leggera sulla sua grande pena. Attraversa così distanze siderali e aprendo vie di fuga alla sofferenza inconsolabile, traccia spiragli di luce sopra orizzonti cupi .
Piantato come in mezzo ad un vuoto cosmico il suo gesto elegante ed esatto, come da acrobata consumata, azzera separazioni, impedisce solitudini, accende speranze.
Sta lì splendida e incomprensibile. Raffinata e inappropriata. Sfrontata e meravigliosa.
Più lontano in fondo alla linea d’orizzonte di un cielo nero si cominciano ad intravedere d’un tratto, delicate ed albeggianti sfumature di blu.
Buona Pasqua 2024

Mar 6, 2024 - Senza categoria    No Comments

Lo sguardo in Coco Crush pub

Quando anche un videoclip pubblicitario può dare un’idea di bellezza!
Fondo e spazio bianco, sfondo minimal. Non c’è elemento superfluo o distraente. Solo quanto serve al gioco : sedie, suono, consolle, animatrice, giocatori.
La musica viene da una improbabile vecchia cassetta inserita in una bobina analogica dal tasto stop, pigiato in modo anarchico e casuale da una ragazza sedotta, come in trans, da striduli suoni tecno.
Giocatori e giocatrici dagli effimeri sguardi prima concentrati solo sulla propria vittoria individuale, si scoprono scoperti dall’apparizione del volto etereo e bellissimo dell’altro, il proprio concorrente.
L’ultima sedia è quella dello scontro che diventa incontro, del vincitore che si ritrova vinto, dello sguardo diluito in abbraccio, naturale e caldo come il suono analogico della cassetta dell’inizio.
Chiuso il gioco si schiude l’alchimia dello sguardo. Quell’ incontro è il solo “prezioso” ! Tutto il resto, per quanto luccicante, rimane “accessorio”. L’inatteso ora succede! Quasi quasi pigio anch’io. Stop!

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