Dic 21, 2021 - Senza categoria No Comments
La mano di Dio per Sorrentino
“E’ stata la mano di Dio “ comincia con un lungo piano-sequenza. Vista Napoli dal mare ripresa da una camera che inseguendo uno scafo giunge al lungomare dove si focalizza su un’auto d’epoca con dentro un improbabile signore succinto e strano. Non si capisce bene se sia una figura fiabesca, un santo caduto dal cielo o un eccentrico personaggio felliniano. Come quasi tutti i personaggi del film del resto.
Figure circensi, compresi i genitori (mamma che fa scherzi e papà clownesco) a tratti strambe e mai solitarie; anzi. Spesso ripresi stretti tutti insieme su una barca o a vedere una partita di calcio. Profondamente autentiche, di fatto vere e senza pudori; come la zia completamente nuda e la zia grassoccia che sculetta per strada con nonchalance. Napoletani Doc, senza peli sulla lingua come le parolacce dell’anziana seduta!
Sorrentino ce li fa guardare come li ha guardati lui, ancora adolescente, nel tempo in cui si cercava, si perdeva, si annoiava e soprattutto sognava come un’intera città, l’arrivo di Maradona.
La mano di Dio allora è un veniale “imbroglio” del destino che pero’ puo’ servire talvolta se non a vincere, almeno a sopra-vivere. Quando la deflagrazione del dolore (la morte dei genitori) è alleviata dal sesso della Baronessa che diventa “fessura” da attraversare per “andare oltre”. Quando l’amico puo’ essere anche un contrabbandiere che a suo modo ama la vita, la festa, il tuf –tuf sull’acqua di uno scafo lanciato a 200 km/ora. Come per l’arte, ci sono bellezze minori? Domande da biblioteche impolverate.
Cio’ che importa ora e davvero è che sia abbia “na’ cosa da raccontare”. Guardare la vita. Quella che ti è davanti, quella che ti è capitata, quella che ti sorprende proprio quando tutto sembra destinato a finire, a morire. Quando lo spazio ti appare decrepito, il tempo monotono, la conoscenza asfittica (ti sei confessato?), un’interpretazione teatrale senz’anima, arriva un qualche miracolo incredibile come l’ arrivo di Maradona al Napoli, e folle come la zia che incontra San Gennaro.
Allora si possono anche chiudere gli occhi per guardare meglio al futuro mentre una canzone in cuffia inonda testa e vene di
“napule è mille culure, mille paure, voce de criature, nu sole amaro, odore è mare”
e soprattutto
“ tu sai che no si sulo” (Pino Daniele)
La mano di Dio per Sorrentinoultima modifica: 2021-12-21T08:21:57+01:00da
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