La domanda di Tommaso in Caravaggio
“La luce brilla nell’oscurità ma l’oscurità non l’ha accolta” (Gv 1, 5)
Comincia cosi’ il Prologo del Vangelo di Giovanni.
Occorre ricordare questo testo della scrittura prima di cominciare a guardare il quadro dell’ Incredulità di Tommaso realizzato dal Caravaggio: il maestro del chiaro scuro.
I co-protagonisti di questo magnifico quadro sono la luce e l’oscurità, la grazia e l’ombra, lo spirito e le tenebre. Una dualità eterea resa volume, spazio, scenografia.
I personaggi cosi’ come le azioni che osserviamo, diventano di fatto solo accessori alla messa in scena della luce. Espedienti necessari a creare riflessi. Elementi scenografici impiegati per procurare il rimbalzo del gioco di luce e ombra. Se accosti meglio lo sguardo, non scorgi corpi viventi. Semmai statue fisse, statiche quasi fosserodi cera. Verrebbe da dire corpi senz’anima; come la ferita senza sangue sul corpo del Cristo.
A scorrere di fatto è solo la luce che appare da sinistra ad inondare la scena, scompare poi nel volto reclinato di Gesu’ nella stessa posizione del Golgota, si accende quindi per un attimo sulla mano ferma che accompagna il dito di Tommaso, si riflette sulle fronti dei discepoli increspate da dubbi e analisi di prove del delitto; per poi andare a morire piano pian nella penombra che segue. Un passaggio continuo e oscillante dalla chiarezza della domanda all’ombra del dubbio. Un movimento che rievoca la Pasqua!
Siamo nel contesto della Risurrezione ma sono ancora presenti tutti i motivi della Passione: i fori delle ferite, il volto muto e perduto nel vuoto cosmico del Cristo, ancora l’incredulità dei discepoli sconcertati da mille plausibili dubbi. La stessa posizione delle 4 teste disposte su 2 assi verticali ( Tommaso e Pietro) e 2 orizzontali (Gesù e forse il discepolo Giacomo) fanno pensare di fatto ancora alla croce.
Il titolo del quadro è coerente al soggetto che ritrae. Si tratta ancora della fase dell’ incredulità non dell’avvenuta certezza. E’ immortalato l’attimo prima del manifestarsi della nuova visione , lo spazio silenzioso che prepara l’accoglienza del mistero, lo stato da indigente che propizia il dono della grazia.
Gli occhi dei discepoli sono ancora spalancati nell’assurdo, offuscati dal non senso, avvolti dall’ombra del dubbio. Anche le palpebre degli occhi di Gesu sono abbassati sul mistero della sua morte.
Il corpo di Gesù, seguendo la sua linea d’ ombra, comincia pian piano a scomparire per lasciare posto all’avvenire della luce, all’opera dello Spirito.
Il nuovo motore dell’ azione la scorgiamo d’ora in avanti nella mano risorta del Cristo che muove il braccio di Tommaso per condurlo alla sua ferita immortale. Non basta più guardare una ferita, non è sufficiente nemmeno mettere il dito dentro una piaga per decifrare il mistero di un morto che ritorna a vivere. Occorre ricevere nuovi occhi, occorre aver ricevuto gratuitamente un nuovo driver per aprire questo nuovo tipo di file. Si tratta di una nuova soprannaturale chiave di lettura i cui codici ci devono essere trasmessi.
Stranamente nell’asse orizzontale della ferita del Cristo nella quale Tommaso mette il suo dito ci appare un altro squarcio meno cruento; questa volta si tratta di uno strappo nella veste di Tommaso. Si direbbe messo li un po’ per caso; forse semplice espediente per dare più realismo alla scena. Eppure è una scucitura evidentemente aperta messa comunque in primo piano.
La luce passa li dove si crea un pertugio. Invade gli spazi lasciati possibili.
Forse seguire la linea del dito di Tommaso verso il momento del grande risveglio sarà come farsi curare i graffi che ancora bruciano sulla nostra pelle o lasciarci rattoppare un lembo di tessuto lasciato sgualcito dal tempo che passa. Vai a vedere…!