Browsing "Appunti"
Apr 20, 2020 - Appunti    No Comments

La domanda di Tommaso in Caravaggio

Incredulità-di-San-Tommaso-Caravaggio-analisi-1024x742

 

 

 

 

 

 

 

“La luce brilla nell’oscurità ma l’oscurità non l’ha accolta” (Gv 1, 5)

Comincia cosi’ il Prologo del Vangelo di Giovanni.

Occorre  ricordare questo testo della scrittura prima di cominciare a guardare  il quadro dell’ Incredulità di Tommaso realizzato dal  Caravaggio: il maestro del chiaro scuro.

I co-protagonisti di questo magnifico quadro sono  la luce e l’oscurità, la grazia e l’ombra, lo spirito  e le tenebre. Una dualità eterea resa volume, spazio, scenografia.

I personaggi cosi’ come le azioni che osserviamo, diventano di fatto solo  accessori alla messa in scena della luce. Espedienti necessari a creare riflessi. Elementi scenografici impiegati per procurare il rimbalzo del gioco di luce e ombra. Se accosti meglio lo sguardo, non scorgi  corpi  viventi. Semmai statue fisse, statiche quasi fosserodi cera.  Verrebbe da dire corpi senz’anima;  come la ferita senza sangue sul corpo del Cristo.

A scorrere di fatto è solo la luce che appare da sinistra ad inondare la scena, scompare poi nel volto reclinato di Gesu’ nella stessa posizione del Golgota, si accende quindi per un attimo sulla mano ferma che accompagna il dito di Tommaso,  si riflette sulle fronti dei discepoli increspate da dubbi e analisi di prove del delitto; per poi andare a morire piano pian nella penombra che segue. Un passaggio continuo e oscillante dalla chiarezza della domanda all’ombra del dubbio. Un movimento che rievoca la Pasqua!

Siamo nel contesto della Risurrezione ma sono ancora presenti tutti i motivi della Passione: i fori delle ferite,  il volto muto e perduto nel vuoto cosmico del Cristo, ancora l’incredulità dei discepoli sconcertati da mille plausibili dubbi. La stessa posizione delle 4 teste  disposte su 2 assi verticali ( Tommaso e Pietro) e 2 orizzontali (Gesù e forse il discepolo Giacomo) fanno pensare di fatto ancora alla croce.

Il titolo del quadro è coerente al soggetto che ritrae. Si tratta ancora della fase dell’ incredulità non dell’avvenuta  certezza. E’ immortalato l’attimo prima del manifestarsi della nuova visione , lo spazio silenzioso che prepara l’accoglienza del mistero, lo stato da indigente che propizia il dono della grazia.

Gli occhi dei discepoli sono ancora spalancati nell’assurdo, offuscati dal non senso, avvolti dall’ombra del dubbio. Anche le palpebre degli occhi di Gesu sono abbassati sul mistero della sua morte.

Il corpo di Gesù, seguendo la sua linea d’ ombra, comincia pian piano a scomparire per lasciare posto all’avvenire della luce, all’opera dello Spirito.

Il nuovo motore dell’ azione  la scorgiamo d’ora in avanti nella mano risorta  del Cristo  che muove il braccio di Tommaso per condurlo alla sua ferita immortale. Non basta più guardare una ferita, non è sufficiente nemmeno mettere il dito dentro una piaga per decifrare il mistero di un morto che ritorna a vivere. Occorre ricevere nuovi occhi, occorre aver ricevuto gratuitamente un nuovo driver  per aprire questo nuovo tipo di file. Si tratta di una nuova soprannaturale chiave di lettura i cui codici ci devono essere trasmessi.

Stranamente nell’asse orizzontale della ferita del Cristo nella quale Tommaso mette il suo dito ci appare un altro squarcio meno cruento; questa volta si tratta di uno strappo nella veste di Tommaso. Si direbbe messo li un po’ per caso; forse semplice espediente per dare più realismo alla scena. Eppure è una scucitura evidentemente aperta messa  comunque in primo piano.

La luce passa li dove si crea un pertugio. Invade gli spazi lasciati  possibili.

Forse seguire la linea del dito di Tommaso verso il momento del grande risveglio sarà come farsi curare i graffi che ancora bruciano sulla nostra  pelle o  lasciarci rattoppare un lembo di tessuto lasciato sgualcito dal tempo che passa. Vai a vedere…!

Set 29, 2011 - Appunti    No Comments

Elogio della debolezza

elogio della debolezza,jollienChi lo scrive e’ Alexandre Jollien, giovane filosofo di origine svizzera affetto da atetosi, malattia che dalla nascita gli impedisce di compiere movimenti ordinati e gli causa difficolta’ discorsive.
Jollien racconta le sue esperienza di vita e di quotidiane battaglie vinte a dispetto del suo corpo e soprattutto della comune diffidenza.
Come potrebbe diventare filosofo uno che non riesce a spiccicare bene le parole, che quando lo vedi in tv o nelle sue conferenze e’ un’ offesa al fisico bello, palestrato e fotogenetico che ama esibire la tv per rassicurare i telespettatori dalle loro paure.
Eppure Jollien e’ una delle intelligenze piu acute e un esempio di forza da seguire meglio e piu’ efficacemente di qualunque strizzacervelli. Perche’ cio’ che promana dai suoi scritti e dalle sue riflessioni e’ passato prima al vaglio della sua esperienza.
Per questo non si tratta di un filosofo cosidetto teorico i cui argomenti sono scaturiti da studi su casi clinici ad hoc o assemblando esperienze di altri o addirittura a lui estranee.
Vivere e’ come filosofare: e’ la ricerca spesso dura, a volte estenuante ma meravigliosamente decisiva per cercare di capire, di progredire, di superare i propri limiti fisici e intellettuali ( e tutti senza eccezioni abbiamo i 2).
Non accontentarsi delle risposte scontate, del gia’ visto, del caso chiuso, dello sbadiglio per una qualche verita’ che si voglia definitiva.
Chi si trova in posizione di debolezza e’ paradossalmente piu’ vicino al fulcro che la vita gli offre “per sollevare il mondo”, per superare qualunque resistenza; perche’ la condizione debole e’ la sola che spinge a progredire e a desiderare di andare sempre e comunque oltre, testardamente al di la’ del gia’ acqusito.
“Grazie a questa sete, ho trovato la forza necessaria per questa lotta gioiosa e bella”
Come di pochi filosofi si puo’ dire come per Alexandre Jollien, ” la sua vita e’ il suo messaggio”.

Giu 17, 2011 - Appunti    No Comments

Favole

Cenerentola, E la luna busso', Loredana Berté 

Abbiamo bisogno di belle favole .

Ma per  scoprire il midollo di  verità  in esse racchiusa, occorre ascoltarle andando giù , in profondità. Solo allora i  significati reconditi e le grandi contaminazioni per la nostra vita appaiono in tutto il loro splendore e come cifre interpretative della nostra esistenza.

 

Cenerentola, per esempio, è  la storia di chi si è risollevato dalla “cenere”,  dalla irrespirabile considerazione di sentirsi sempre brutta e indegna. La storia di chi ,dopo anni vissuti nell’asfittica idea di essere che  polvere spregevole e insignificante, continua a credere nonostante tutto nel’incrollabile nobiltà della propria vita, alla forza del proprio essere e unicità del suo destino. Quando scoppia il miracolo di sentirsi finalmente   scelti ed eletti dall’amore..

 

Accorgersi che si é belli come si è  senza “imbrogliare” la paura cercando soluzioni estetiche a copertura di vuoti interiori.

 Che anzi proprio dovendo quotidianamente  separare “i piselli  dalla cenere” gettati grettamente dalle “sorellastre” di turno …si è capaci di imparare  l’arte di cernere tra cio’ che è veramente sporco  e cio’ che risplende, tra le false apparenze e la  vera bellezza, tra la penombra  delle luci artefatte  e la luminosità della verità, in breve si diventa sensibili, riflessivi, proiettati nell’emozionate e continua ricerca della ricchezza della vita.

 

Mi ha molto colpito una bellissima espressione dell’attrice Valeria Golino alla fine del suo intervento nella più bella manifestazione di rivoluzionaria speranza  degli ultimi decenni: “Se non ora quando?”

Disse: “Non cedete a chi vorrebbe che cambiaste il vostro corpo perché  non ce n’è bisogno!”

 

Tra le tante fiabe io ne ho riscoperta una  un po’ originale, contemporanea, che si ascolta e si canta. Si chiama “E la luna busso’ “ di Loredana Berté

E’ fatta di voci e note che   trasportano braccia  e gambe facendoli dondolare  ad un ritmo reggae che fa da sottofondo a  parole come:

 

“E allora giù quasi per caso

 più vicino ai marciapiedi dove è vero quel che vedi

E allora giù senza bussare tra le ciglia di un bambino

Per potersi addormentare

E allora giù tra stracci e amore

dove è un lusso la fortuna

 cè bisogno  della luna”

 

Pagine:1234»