San Matteo e l’Angelo di Caravaggio
Ogni volta che vado a Roma e mi trovo nei dintorni della Chiesa dei Francesi, tra il Pantheon e piazza Navona non posso fare a meno di andarlo a vedere, rivedere e mettere l’ennesima monetina perché si accenda la luce sul dipinto e dentro di me. C’è il corpo di Matteo. Tutto anchilosato. Posizione sghemba, contorta, intenibile. Solo a vederlo ti viene contemporaneamente ernia al disco, torcicollo e piede slogato; come minimo. E quello sgabello che esce dal quadro quasi un precipizio costante e lento delle cose, delle figure, dell’essere. E della vita . Anche la mia moneta non basta più e la luce si rispegne. Spero nella bontà di un turista perché non ne ho più in tasca. Per fortuna si riaccende la luce e vedo in alto l’angelo che racconta a Matteo. Deve essere un angelo italiano perché in giro nel mondo si dice che in Italia si parla con le mani. Mani anche più giù a metà dipinto. Questa volta sono quelle di Matteo che scrive il racconto, la storia. Riempie di forma le parole che sente, i gesti che guarda. Non è un’autobiografia. Non può essere. Matteo non c’è. Non è concentrato su di sé. È altrove. Ha gli occhi fissi al Messaggero. Ha lo sguardo tutto preso. È proprio in quel punto lì in alto il punto d’appoggio che solleva e tiene tutta la scena così precaria, le certezze traballanti, le vite liquide. L’accartocciarsi del corpo smorto , il collo strozzato, lo sgabello che non tiene, parafrasando Montale. La luce viene dall’alto e attraversa Matteo suo malgrado. Ciò che succede da quel momento in poi e solo conseguenza, pura obbedienza, puro attraversamento, scrittura compresa. Fa per sentito dire. Letteralmente. E intorno alla luce della scena il buio profondo. Tutto il resto del quadro è dipinto di nero. Di silenzio. “Stu silenziu e stu scuru che mi mbuca mpiettu”( Graziano Gala ) . Ogni grande bellezza come ogni grande vita è un buco bianco al centro di un buco nero per dirla con Rovelli. Luce che prima attraversa il buio e a volte succede che lo squarcia. Buona Pasqua di morte e risurrezione.