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Feb 23, 2024 - Senza categoria    No Comments

Francisco Goya cambia idea

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Sono andato a vederlo a Palazzo Reale di Milano per l’ esposizione a lui dedicata.

Di tutto ho amato attraversare opera dopo opera la possibilità e la bellezza di cambiare … “per non morire” avrebbe cantato secoli dopo Fiorella Mannoia

Goya è stato uno di quelli che hanno cambiato idea. Aveva cominciato a fare solo bei quadri, scene epiche e ritratti, ovviamente per signori e ricchi potenti. Per la fama, la gloria, oggi si direbbe per avere più followers. Ci riesce. Approda alla corte di Spagna e ne diventa il maestro di corte.

All’apice della gloria però come succede a quei pochi eletti che hanno l’autentica vocazione dell’Arte, sente dentro di se il pericoloso richiamo  della libera creazione. Lo divora la fame implacabile di dipingere non per commissione, non per compiacere, non per comando dall’alto, ma per un risucchio  dal basso, quasi gastrico. Obbedisce alla legge della creazione che come l’amore e la verità si feconda solo nel liquido amniotico della libertà. Non gli interessano più le immagini di bella vita ma la Vita. Come accade.  Reale. Stop.  Non produce più still life da “ sei un mito” ma letteralmente  incide nelle sue memorabili calcografie le misere esistenze di chi si perde, le astratte  esistenze delle vittime, i vizi da dark web di potenti e saccenti.  Cambia prospettiva. Guarda il mondo dal basso, cambia idea sulla vita, sugli uomini. Finalmente vede oltre le confort zone delle apparenze per scoprire le crude realtà dell’orrore, della guerra. Incide il male, pone domande sul perché gli uomini posso essere così cattivi, atroci, spietati, violenti. Il suo sguardo diventa introspettivo ma non verso se stesso; mette invece un potente led negli abissi  del cuore umano. Scopre il mostro perverso e sanguinario che si agita nelle viscere di homo sapiens.

Mi ha colpito molto l’ultimo dipinto della mostra. E’ l’ Autoritratto 1815. Quasi alla fine della sua vita. Francisco Goya ha lo sguardo come paralizzato, le pupille dei suoi occhi sono nere quasi oscurate dal male e atrofizzate dall’inafferabilità della ferocia umana. I capelli sono arruffati e stropicciati dal no -sense dell’orrore,  le labbra chiuse nel silenzio indicibile del dolore.

Poco prima solo qualche metro aventi, appesa sul muro  avevo ammirato una delle sue calcografie dove una figura umana era  in piedi ma stranamente con la testa supina addormentata su un tavolo. Il titolo dell’opera era “ El sueno de la razòn produce monstruos”

 

Ago 15, 2023 - Senza categoria    No Comments

L’Assunta Shimamoto e Angelino

Angelino nella luce

 

Stamattina  sono andato a messa.  Oggi è il 15 agosto, per la chiesa cattolica  festa dell’Assunzione . Si celebra  il dogma di fatto della sparizione terrena  del corpo fisico di Maria madre di Gesu di Nazareth e di cui, ad immagine della resurrezione del Figlio, si perde ogni traccia materica. Nemmeno le ceneri restano,  nemmeno polveri sottili o magari gassose che  si disperdono  nell’aria fino a scomparire.  Nulla, nessun elemento materico in giro. Tutto assunto dal cielo e dileguato  in  puro spirito.

Siamo agli antipodi dell’adagio scientifico positivista “niente si crea niente si distrugge tutto si trasforma” . Anni luce dal confortante “buon senso”

Il Vangelo che la liturgia propone oggi è l’episodio di Maria che, incinta di Gesù, se ne va da sola verso i monti a trovare la cugina Elisabetta. Lo fa in un gesto temerario alla faccia dei pericoli, dei briganti e del rischio di perdere il figlio per aborto involontario. Insomma un’altra prova di mancato buon senso . Storia invece di pura e impulsiva umanità, iniziativa di pancia, razionalmente scellerato,  tecnicamente imprudente dettata pero’ da un gesto autenticamente umano.  Nato dalle viscere e non dalla ragione dunque. Di fatto quando le due donne si incontrano, narra il Vangelo, il  grembo esulto’ di gioia. La pancia appunto non la testa; la pulsione dal basso non l’intelligenza in alto. Resta quell’esserci stata l’una per l’altra in quel momento. Sola presenza che conta, incontro reale e  totale.

Dopo la messa sono andato poi a vedere l’interessante mostra del’artista giapponese Shimamoto dal titolo “A bersaglio con la pittura”. Si attraversano le ampie stanze del Castello di Carovigno passeggiando tra le performance di un artista che ha voluto usare non la tecnica coi suoi pennelli , non la ragione con il suo disegno di senso ma appunto l’istinto, l’impulso,  il lancio casuale e sconsiderato dell’ispirazione libera e anarchica di un momento. Quando realizza i suoi quadri fa scoppiare tubetti di colore,  lancia interi contenitori di vernice   contro le tele che le perforano, le deformano le tagliano. Azioni idiote,  gesti folli, sconsiderati. Puro atto senza fini e calcolo delle conseguenze, nato dalla libertà ed estro dell’istante. Se cerchi senso cambia mostra, se cerchi ragione, sei fuori , meglio andare al mare. Non devi pensare ma solo guardare e sprofondare nella bellezza del colore, nuotare nella consistenza della materia che col suo solo esserci  resta fissata li per te ora; oltre le forme. Sola presenza che conta, incontro reale e totale.

Poi su Facebook, appena uscito e acceso il telefono, sono stato rapito da una foto pubblicata del concittadino Fix Buongiorno. E’ una foto in bianco e nero che ritrae nella Chieda Madre del paese l’irruenza del sole che attraversando  in alto il magnifico rosone, invade l’interno della navata inciampando nella sagoma di Angilino seduto e assorto a guardare il rifrangersi dei raggi  per terra. Angelino guarda in basso dunque, estasiato e rapito dall’apparizione della luce nel cono d’ombra creato dal riflesso dei vuoti del rosone; nel disegno chiaro e perfetto che accade in quei pochi minuti.  Angelino e quel riflesso della sole. Sola presenza che conta, incontro reale e totale

Mentre rientravo a casa, ho sentito le campane suonate da Angelino.

E’ lui l’addetto storico a suonare le campane della Chiesa Madre. Le suona come si faceva  una vota, tirando la corda dal basso. Quando  Angelino suona  i rintocchi che si sentono non sono come quelli delle nenie campanarie preimpostate dalle moderne consolles elettroniche. Angelino le suona dando estro al suo istinto , al gesto anarchico e casuale del suo impulso; senza mai seguire una qualche sorta di cadenza o intervalli prestabiliti. Tira la corda come gli viene in quel momento dando slancio a tutte le sue energie selvagge; cosi passionali, cosi istintive e sublimamente  autentiche. Quel  misterioso groviglio di suoni e  rintocchi diventano di colpo,  come la visita di Maria ad Elisabetta ed i colori lanciati da  Shimamoto, un ‘esplosione di vita vera, audace folle e  talmente libera che  voglio credere sia  Assunta dal Cielo.

 

Apr 11, 2023 - Senza categoria    No Comments

La domanda della Resurrezione

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“A me non interessa che sia risorto; mi basta la sua storia, il suo essere umano….”

Cosi scrive la mia amica Rosaria Gasparro e certo ha ragione. La vita e il messaggio di Gesù compresa la sua passione e morte bastano. C’è tanto, c’è tutto quello che c’era da dire sull’esistenza, sul senso, sull’essenziale. Basta la sua eroica ed eccezionale vita, la profondità universale delle sue parole, la provocazione profetica dei suoi gesti, la bellezza plastica dei suoi miracoli. Già per questo la sua è stata una testimonianza da secoli nei secoli, amen!

Che bisogno c’èra della Risurrezione? Cosa aggiunge ad una vita ed a un insegnamento unici, assoluti,  “ reso perfetto” dice San Paolo,  proprio nel momento della morte.  Nessuno è mai più riuscito a morire meglio di lui. Ad immagine della sua vita pure la sua morte è stata pura poesia!

Tutti i Vangeli potevano terminare con il racconto della Passione e Morte di Gesù di Nazareth. Per come mirabilmente è stata descritta sarebbe stata davvero una  Gran Bella Fine.

La morte di Gesù di fatto la capisco. Per quanto bella e originale alla fine non è unica.  Rientra nel computo della “solitudine dei numeri primi”.  Come bere la cicuta per Socrate, si puo’ vivere e morire per una qualche ragion d’essere, per una verità.  Nel “ portato al macello come agnello immolato” vedo riprodursi il cieco meccanismo della folla nel liberatorio bisogno del capro espiatorio; “Meglio che uno solo muoia per tutti” è la conseguenza del potere astuto che non tollera competitors. E comunque di morti innocenti ne è piena la storia A.C. e D.C.

La resurrezione invece non la capisco. Non è credibile, non tiene, non è solida. Semina solo dubbi. Sta li a spargere domande. Avviene nel sonno dei soldati, nel  fraintendimento delle donne, nell’incredulità degli apostoli  e nel tormento di  Tommaso.

E allora perché continuare con la Resurrezione?

Io non ho risposte. Impalato anch’io di fronte alla sua resistenza, mi  tengo stretta  però la domanda che diventa preziosa perché si conserva intatta, irriducibile, non esaudibile.

Mi consolo guardando  L’incredulità di San Tommaso del Caravaggio. M’impressiona  quella scucitura nella veste di Tommaso all’altezza simmetrica della ferita al petto di Gesù.

La resurrezione per me è quello strappo, quel pertugio lasciato vuoto. Una feritoia che lascia aperta una possibilità.  Come il dito nella ferita del petto, resto in attesa di fronte a  quel buco della ragione, a quell’imperfezione  nell’essere, a quel vuoto dell’esistenza.

Mi aggrappo a quella domanda e me ne vado divertito anche  per le fitte rughe disegnate sulla fronte di Tommaso. Per ogni dubbio una ruga? Penso alla mia di fronte che si va riempiendo anch’essa di rughe. Sarà mica colpa della Resurrezione?

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