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Apr 4, 2022 - Senza categoria    1 Comment

LA VELATIO

Foto Velatio 2022

Lo avevo letto su Facebook e sono andato a vederla di persona.
Nella Chiesa del Carmine hanno messo i veli a tutte le immagini di Santi e Sante presenti nella chiesa. Pure Gesu’ in Croce hanno velato. Enormi tessuti, tra l’altro dai colori molti belli, ne impediscono la vista. Tutto è oscurato, nascosto, inaccessibile!
Si va in chiesa anche per guardare, mi sono detto, per trovare luce, per vedere più chiaramente (Veritatis Splendor), per cercare senso se non per “distillare pensieri”. Mi sono trovato invece in un perimetro religioso inconsueto. Forme opache. Pareti oscurate, quasi sigillate. Immagini e sagome sottratte allo sguardo e rese impenetrabili.

D’un tratto mi è apparso evidente che proprio in quello spazio sacro, divenuto di fatto inaccessibile, fosse nascosta una preziosa indicazione. Quell’ improbabile feritoia che di colpo ti “svela” per contrappunto , la verità delle “cose velate”. Quando ti capita di ascoltare proprio nel silenzio il segreto delle cose.
Mi sono ricordato che i greci chiamavano verità Aletheia. Vuol dire “mettere e togliere i veli”. La verità è quindi composta di due azioni; un gesto che toglie il velo e un gesto che rimette il velo. La verità è tutta in quel duplice movimento contrapposto e simultaneo. Come per un respirazione completa anche per la verità quindi c’è un tempo che mette i veli e un tempo che toglie i veli.
Oggi per esempio viviamo piuttosto il “tempo che toglie i veli”!

Assuefatti e sopraffatti dai continui e ossessivi svelamenti di immagini, stories e selfie che intasano retine e memoria, non solo dello smartphone, abbiamo perso dimestichezza con il gesto pudico del velamento. Obbligati ad essere onnipresenti, magari per non perdere followers, esponiamo spudoratamente cose e affetti di casa alla faccia dei doveri di privacy. Adepti delle relazioni cibernetiche, smart e veloci, siamo diventati narcisisti del device tanto da non vedere più non solo “nient’altro” ma manco più “l’altro”. Neo illuministi e google-tuttologi non sappiamo piu decodificare un segreto, ci stancano subito i tempi lunghi delle attese che sono poi i tempi del vero amore, il piano lungo dell’immaginazione; la sola capace di cogliere le sfumature del mistero. Cittadini della “società della trasparenza” ci spaventano e mettono ansia addirittura canzoni come “The dark side of the moon” dei Pink Floyd che in altri tempi incuriosivano e mettevano le ali.

In questi giorni allora, quasi per purificarci dalle tossine del vedere tutto e per disintossicarsi dalla sbornia delle troppe immagini, invito tutti a passare dalla Chiesa del Carmine. Sostare un po’ o giusto il tempo che serve a ciascuno per fissare e magari ascoltare le Immagini Sottratte, le Figure Nascoste. E’ un esercizio urgente, necessario, laico e purificatore, quindi utile a tutti. E se vi capiterà di carpire qualche segreto mi raccomando… non lo postate a nessuno, almeno non subito. Andatevene invece contenti magari come quegli idioti che saltellano felici per una cosa che conoscono solo loro. Anche perché, come diceva Deleuze, in fondo “filosofare è fare l’idiota”.

Buona Pasqua a tutti!

Feb 16, 2022 - Senza categoria    2 Comments

Annientamenti e meravigliose menzogne

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Il titolo dell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq è Annientare.

Lo sguardo freddo, asettico, lucido e impietoso dell’autore francese ritrae ancora una volta un mondo in declino. Destinato ad essere annientato; prima o poi. Gli attacchi haker di attivisti neo catto-comu-eco-fascisti destinati a distruggere capisaldi del neo/global/anarco/capitalismo al pari delle cellule cancerogene in un corpo umano ( la mandibola di Paul) mostrano e amplificano il no-sense della vita. Che poi sia quella planetaria o privata dell’ uomo comune, il destino è inesorabilmente il medesimo.

Possiamo dunque ancora sperare? Non c’è nulla che ci possa ancora far sperare. Possiamo solo trovare espedienti legati a piccoli o grandi piaceri che possono imbrattare di colore un’esistenza dai toni grigio- pallido. Una “bella scopata”, un ottimo vino d’annata che puoi trovare nella cantina di famiglia, una passeggiata al mare o in un museo. Piccoli rifugi dal no-sense che avanza prepotente e definitivo ad annientare tutto e tutti. Come il pianeta Melancholia di Von Trier nel finale del suo  film.

Perchè continuare a leggere comunque un libro cosi noir, caustico e deprimente? Perché serve per lo meno a fissare il vuoto, a comprendere, se si ha a fortuna di non essere toccati in prima persona, le 100 sfumature della disperazione di chi quel vuoto gli tocca di guadarlo quasi ogni giorno. Serve soprattutto a non fuggire. In un mondo di atmosfere nebulose, di strade liquide, e di terre del tramonto senza molto sole all’orizzonte, forte è la tentazione della fuga. L “Elogio della fuga” di Laborit ispiro’ molti film di Salvatores. Illusioni ingannatrici che come ironici boomerang, finito l’effetto sorpresa” riportano al vuoto di partenza. Chimere contemporanee che possono venire da estasi oppiacee, talvolta addirittura religiose, oppure dalla fascinazione consumistica di prodotti e persone. Il romanzo finisce con questo dialogo tra i 2 protagonisti:

– Non penso fosse in nostro potere cambiare le cose.
– No, mon chéri, avremmo avuto bisogno di meravigliose menzogne

In queste settimane è uscito nelle sale “La fiera delle illusioni” di Guillelmo del Toro. Si parla di illusioni ed illusionisti; improvvisati o professionisti di mestiere, poco importa. La prima immagine è che come spettatori o come comparse, facciamo tutti parte di un circo che porta in giro “uomini bestia”. Curiosi fenomeni rannicchiati nelle ombre delle proprie paure, demoni o sensi di colpa. La seconda immagine è che gli uomini bestia hanno talmente fame e bisogno di “meravigliose menzogne” da essere disposti anche a pagare dei venditori (taumaturghi, indovini, coach motivazionali, pseudo-psicologi) da cui comprare “vie di fuga”, pasticche di speranza, gocce di anestetici contro il proprio individuale male di vivere.

Tuttavia proprio in questi giorni alla radio oltre a news di pre –guerre risuonano come balsamo preghiere laiche che ripetono, testarde come un mantra, cose come “forse sei tu quell’istante che mi porterà/ una piccola felicità/ e quella stupida voglia di vivere….sempre” (Elisa)

Dic 21, 2021 - Senza categoria    No Comments

La mano di Dio per Sorrentino

Mano di Dio Sorrentino

 

 

 

 

 

 

 

 

“E’ stata la mano di Dio “  comincia con un lungo piano-sequenza.  Vista Napoli dal mare ripresa da una camera che inseguendo uno scafo giunge al lungomare dove si focalizza su un’auto d’epoca con dentro un improbabile signore succinto e strano. Non si capisce bene se sia una figura fiabesca, un santo caduto dal cielo o un eccentrico personaggio felliniano. Come quasi tutti i personaggi del film del resto.

Figure circensi, compresi i genitori (mamma che fa scherzi e papà clownesco) a tratti strambe e mai solitarie; anzi. Spesso ripresi stretti tutti insieme  su una barca o a vedere una partita di calcio.  Profondamente autentiche,  di fatto  vere e  senza pudori; come la zia completamente nuda e la zia grassoccia che sculetta per strada con nonchalance.  Napoletani Doc, senza peli sulla lingua come le parolacce dell’anziana seduta!

Sorrentino ce li fa guardare come li ha guardati lui, ancora adolescente, nel tempo in cui si cercava, si perdeva, si annoiava e soprattutto sognava come un’intera città, l’arrivo di Maradona.

La mano di Dio allora è un veniale “imbroglio” del destino che pero’ puo’ servire talvolta se non a  vincere, almeno a sopra-vivere. Quando la deflagrazione del dolore (la morte dei genitori) è alleviata dal sesso della Baronessa  che diventa   “fessura” da  attraversare per “andare oltre”.  Quando l’amico puo’ essere anche un contrabbandiere che a suo modo ama la vita, la festa, il tuf –tuf sull’acqua di uno scafo lanciato a 200 km/ora. Come per l’arte, ci sono bellezze minori?  Domande da biblioteche impolverate.

Cio’ che importa ora e  davvero è che sia abbia “na’ cosa da raccontare”.  Guardare la vita. Quella che ti è davanti, quella che ti è capitata, quella che ti sorprende proprio quando tutto sembra destinato a finire, a morire. Quando lo spazio ti appare decrepito, il tempo monotono, la conoscenza asfittica (ti sei confessato?), un’interpretazione teatrale senz’anima, arriva un qualche miracolo incredibile  come l’ arrivo di Maradona al Napoli, e folle come la zia che incontra San Gennaro.

Allora si possono anche chiudere gli occhi per guardare meglio al futuro mentre  una canzone in cuffia  inonda testa e vene  di

“napule è mille culure, mille paure, voce de criature, nu sole amaro, odore è mare”

e soprattutto

“ tu sai che no si sulo” (Pino Daniele)

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